Recensione 20

Cose utili

Cose utili

In quest’opera ci troviamo di fronte a una serie di forme indistinte che popolano la tela come oggetti inanimati, immobili su un piano. Essi appaiono quasi in attesa, come se aspettassero un richiamo che tarda ad arrivare. La disposizione delle forme e dei colori suggerisce una sospensione temporale, in una scena che, non essendo chiaramente né diurna né notturna, acuisce la sensazione di impermanenza e di precarietà. Le figure, dai contorni vaghi e senza una funzione apparente, alcune richiamando vagamente forme umane, sembrano in bilico tra il sonno e la veglia, come pronte a risvegliarsi e a prendere improvvisamente vita ad un segnale misterioso. Tuttavia, ciò che attira l'attenzione è la sagoma di un volto che sembra scorgersi tra i colori caldi e le ombre scure: una figura demoniaca, che appare essa stessa quasi semiaddormentata, ma che possiede il potere di dominare la scena qualora si risvegliasse. Questa figura richiama – oltre alle note opere pittoriche di Füssli - l’inquietudine descritta da E.T.A. Hoffmann nelle sue storie gotiche, ed in particolare nell’ "L'uomo della sabbia”, dove l’inanimato assume una vitalità sinistra, capace di suscitare un senso di meraviglia misto a timore e dal quale ci si sente attratti ma dal quale si cerca di fuggire. L’idea del volto demoniaco che appare tra le ombre trova risonanza nel concetto freudiano di "perturbante" (das Unheimliche), cioè quella sensazione di straniamento e inquietudine che nasce quando qualcosa di familiare assume tratti misteriosi e minacciosi. Questo sconfinamento tra realtà e incubo, tra vita e immobilità, crea un’atmosfera ambigua e carica di tensione. L'uso di tinte calde, come il rosso e il giallo, miste a toni scuri, rende la composizione vibrante e profonda, trascinando l’osservatore in un mondo interiore sospeso tra sogno e realtà. Ogni elemento appare in un equilibrio precario, pronto a rompere la quiete dell’attesa per liberare energie latenti, che possono rivelarsi positive quanto negative. In definitiva, quest’opera ci appare come una metafora dell’inconscio, popolata di figure che oscillano tra l’inerzia e il potenziale dinamismo, suggerendo che anche nel silenzio può esserci un fermento pronto a esplodere. Giuliano Adler

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