Le bottiglie
Il quadro intitolato "Le bottiglie" utilizza forme e colori in maniera evocativa per creare un'esperienza visiva immersiva. Esaminando l'immagine, osserviamo una predominanza di colori caldi, come l'arancione e il giallo, arricchiti da inserti di verde e nero che sembrano delineare delle forme indistinte. Queste forme suggeriscono la presenza di bottiglie, come indicato dal titolo, ma non sono rappresentate in modo realistico o dettagliato, richiedendo all'osservatore un coinvolgimento attivo nell'interpretazione. La famosa teoria della Gestalt, sviluppata da psicologi come Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler, enfatizza come le persone percepiscano interi piuttosto che singole parti. Nel contesto di questo quadro, possiamo applicare vari principi della Gestalt: - Principio della chiusura: Il nostro cervello tende a completare le figure incomplete. Nonostante le bottiglie non siano delineate chiaramente, percepiamo la loro presenza completando mentalmente le parti mancanti. - Principio della figura-sfondo: Le forme scure emergono dallo sfondo arancione, permettendo di distinguere le "bottiglie" nonostante l'assenza di contorni definiti. - Principio della somiglianza: Le aree di colore simile sono percepite come appartenenti alla stessa forma o oggetto. Dal punto di vista psicologico, l'opera evoca un senso di ambiguità e di interpretazione soggettiva, che può essere collegata al concetto di percezione e realtà. Wilhelm Wundt, uno dei padri della psicologia sperimentale, ha esplorato come l'esperienza sensoriale e percettiva influenzi la nostra comprensione del mondo. In questo quadro, l'osservatore è costretto a fare affidamento sulle proprie percezioni interne per dare un senso alle forme e ai colori, riflettendo l'idea che la realtà è in parte costruita dalla nostra mente. L'opera può essere associata ai movimenti artistici del primo Novecento, in particolare al Futurismo. Il Futurismo, fondato da Filippo Tommaso Marinetti, enfatizzava la velocità, il dinamismo e la modernità. Sebbene quest'opera non rappresenti direttamente il movimento e la tecnologia, l'uso audace dei colori e le forme indistinte suggerisce una rottura con le tradizioni artistiche passate e una ricerca di nuovi modi di espressione. Maurice Merleau-Ponty, uno dei principali esponenti della fenomenologia, ha studiato approfonditamente come percepiamo il mondo attraverso i nostri sensi. Secondo Merleau-Ponty, la percezione non è un mero processo passivo, ma un atto attivo e interpretativo. "Le bottiglie" incarna questa idea, in quanto l'osservatore deve attivamente interpretare le forme e i colori per dare senso al quadro. La vaghezza delle figure invita l'osservatore a immergersi nell'esperienza percettiva, facendo emergere l'idea che la realtà non è fissa, ma fluida e soggettiva. Immanuel Kant ha sottolineato che la nostra comprensione del mondo è mediata dalle nostre strutture mentali innate. Nel contesto di "Le bottiglie", possiamo vedere un parallelismo con l'idea kantiana che ciò che vediamo non è il "noumeno" (la cosa in sé) ma il "fenomeno" (la cosa come appare a noi). Il quadro, con le sue forme astratte e indistinte, rappresenta come le nostre percezioni siano sempre filtrate dalle nostre capacità cognitive e dai nostri preconcetti. Il quadro diventa quindi un punto di partenza per esplorare la complessità della realtà e il ruolo attivo della mente umana nel costruirla. L'uso di forme astratte e colori intensi non solo sfida le convenzioni artistiche, ma invita anche a un dialogo profondo sulla natura della percezione, della conoscenza e della verità.
Elena Beccagutti