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Recensione 9

Fuggire la realtà

Fuggire la realtà

 

"Fuggire La Realtà" è un'opera che si immerge nel caos controllato dell'astrazione, dove le pennellate sembrano prendere vita in un turbine di colori e forme indistinte. L'artista ha scelto una tavolozza ricca di verdi, gialli e rossi, sfumando con forza e urgenza ogni colore, creando una sorta di nebbia visiva che confonde e distorce. Questa scelta cromatica, insieme all'assenza di linee definite, suggerisce un tentativo di sfuggire alla concretezza del mondo, un desiderio profondo di abbandonare la realtà tangibile per rifugiarsi in uno spazio interiore, libero dalle limitazioni imposte dalla vita quotidiana. Sul piano psicologico, il quadro può essere visto come l'espressione di un'angoscia esistenziale, un grido silenzioso contro le oppressioni della mente e dell'anima, dove il soggetto cerca di trovare una via di fuga dalle preoccupazioni, dalle ansie e dai dolori che lo assillano. Questa tensione tra fuga e realtà richiama il concetto di "Angst" di Søren Kierkegaard, il filosofo danese che ha esplorato profondamente il senso di ansia e disperazione dell'uomo moderno, intrappolato tra la libertà e la paura dell'ignoto. Filosoficamente, l'opera pone interrogativi sull'essenza stessa della realtà: è qualcosa da cui dobbiamo fuggire o piuttosto un luogo in cui dobbiamo immergerci completamente per trovarne il vero significato? La mancanza di una struttura chiara può rappresentare l'incertezza dell'esistenza umana, un tema caro a Jean-Paul Sartre, dove ogni tentativo di trovare ordine o senso sembra destinato a essere risucchiato nel vortice del caos. Sul fronte psicologico, il quadro può evocare l'approccio esistenziale di Ludwig Binswanger, che esplora il modo in cui l'individuo percepisce e vive la propria esistenza in relazione all'angoscia e alla libertà. Anche in ambito scientifico, il quadro può evocare le teorie del caos di Edward Lorenz, dove l'idea che piccoli cambiamenti nelle condizioni iniziali possono portare a esiti completamente diversi riflette l'incertezza e l'imprevedibilità della realtà. In questa prospettiva, l'opera diventa una rappresentazione visiva del "butterfly effect", un simbolo della complessità e della fragile interconnessione degli eventi nella nostra esistenza. L'artista, con il suo lavoro, sembra dirci che la fuga dalla realtà non è solo un desiderio, ma una necessità per la sopravvivenza emotiva; tuttavia, questa fuga non porta pace, ma solo una temporanea sospensione delle inquietudini. L'opera quindi non offre risposte, ma ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la realtà e su quanto siamo disposti a sacrificare per trovare un rifugio, seppur effimero, nel nostro mondo interiore. Come avrebbe potuto dire Albert Camus, la sfida non è tanto fuggire dalla realtà, ma vivere consapevoli del suo assurdo, accettandone il nonsenso e trovando comunque un motivo per continuare.

Elena Beccagutti