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Recensione 18

La soluzione

La soluzione

"*La soluzione*" si presenta come un enigma dipinto, un'opera che sembra spingersi oltre i confini del visibile per invitarci a un viaggio interiore. Le pennellate grigie e sfumate, i tratti indefiniti e le forme quasi geometriche evocano un senso di prigionia e insieme di libertà, come se il soggetto stesse cercando di liberarsi dalle catene dell'esistenza quotidiana. Le catene, o forse un muro di volti stilizzati, sembrano legare il centro della composizione, suggerendo un’umanità intrappolata, intravista attraverso occhiali che non rivelano pienamente la verità. L'elemento quadrato in quest'opera è il simbolo della soluzione stessa: il quadrato è la forma della stabilità, dell’ordine, ma qui è sfumato e quasi dissolto, come se il mondo che pensiamo di conoscere stesse sfuggendo alla nostra comprensione. C’è una tensione tra il desiderio di ordine e la consapevolezza del caos che sottostà alla nostra percezione del reale. Se dovessi intrecciare questo dipinto con il pensiero di un filosofo, chiamerei in causa Albert Camus e la sua riflessione sull’assurdo. Come Camus in Il mito di Sisifo ci suggerisce che la vita, in fondo, non ha una soluzione prestabilita, così l'opera sembra rappresentare la vana ricerca di un senso definitivo in un universo privo di risposte certe. Nonostante la forma del quadrato, che evoca un’idea di perfezione matematica, l'opera si scioglie in sfumature d’incertezza, quasi suggerendo che la soluzione che cerchiamo non è altro che l'accettazione dell'irrisolto. La scelta di colori neutri e spenti sembra amplificare questo dialogo tra il visibile e l’invisibile. La soluzione non è evidente, non è a colori sgargianti; è nascosta nelle ombre, nei vuoti, nei margini che sfuggono al nostro occhio. La visione resta parziale, un po' come la condizione umana: sempre limitata, sempre in cerca di qualcosa che non riesce a catturare completamente. In termini poetici, potremmo richiamare Leopardi, il suo Infinito, laddove l’ignoto e l’indefinito si mescolano e confondono, lasciando all’osservatore un sentimento profondo di smarrimento. Tuttavia, a differenza dell’infinito leopardiano, qui la soluzione appare chiusa, ma è proprio questa chiusura che, come un gioco di specchi, ci riporta al punto di partenza: la ricerca di un senso che, forse, è soltanto un riflesso della nostra stessa domanda. In questo modo, "La soluzione" diventa una riflessione sull'enigma dell'esistenza, sull'irriducibilità dell’esperienza umana a un’unica risposta. Ci suggerisce l’opera, non è nei quadrati ben definiti o nelle geometrie perfette, ma nella nostra capacità di accettare e convivere con l’ambiguità.

Elena Beccagutti